Ducati nella storia: Capirossi trionfa a Montmelò
Splendido successo del pilota romagnolo al Gp di Catalogna: per la casa di Borgo Panigale si tratta della prima vittoria nel motomondiale. Rossi secondo dopo una fantastica rimonta, Biaggi 14°.
Più che in Catalunya, dove domenica si è corsa la sesta prova del motomondiale 2003, sembrava di essere nella torrida ed umida Malesia, poiché le alte temperature dell’aria (circa 40 gradi) e quelle dell’asfalto (52/53) erano veramente estreme. Non per questo però, la seconda gara in territorio spagnolo, andata in scena sul circuito del Montmelò, nei pressi di Barcellona, diventerà una gara storica. Lo sarà per il ritorno alla vittoria della Ducati, che finalmente ha rotto un tabù (tutto italiano) datato quasi trent’anni. La gara delle MotoGP ha offerto un mix spettacolare, dalla noiosa prima parte al leggendario epilogo, nel quale Loris Capirossi ha conquistato una magnifica vittoria in sella alla sua Ducati Desmosedici. Una cavalcata epica, che dopo ventisette anni riporta al vertice l’accoppiata pilota e moto italiani: l’ultima volta era successo con Giacomo Agostini al Nurburgring, con la MV Agusta, nell’agosto del 1976. Quello catalano è il primo successo della Ducati in questa stagione, sei gare dopo il debutto nella motoGP ed è un risultato che conferma la bontà del progetto tecnico voluto e sviluppato in modo ottimale dall’azienda emiliana di Borgo Panigale. Al secondo posto si è piazzato Valentino Rossi, massimo autore, esattamente come Loris di questa gara da antologia. Il pesarese ha galvanizzato una gara dapprima opaca, dove nessuno voleva prendere l’iniziativa e poi infiammatasi di colpo quando ha commesso un errore di valutazione andando lungo nella sabbia e retrocedendo al sesto posto. Lì è come se fosse cominciato un altro GP, un’eccezionale rimonta, che non gli ha permesso di vincere, ma che in otto giri gli ha permesso di recuperare su tutti tranne che su Capirossi. “Ho alzato la testa ed ho smesso di darci dentro – ha poi ammesso in sala stampa Valentino” solo quando ho visto davanti a me gli scarichi della moto di Loris. Non ho vinto, ma mi sono divertito, questo è l’importante”.
Terzo a completare il podio lo spagnolo Sete Gibernau, che sulla pista di casa ha duellato per molti giri con Max Biaggi, oggi veloce ed autoritario nonostante la solita Honda versione clienti, molto diversa da quella delle prove. Il romano però al traguardo è solo quattordicesimo e guadagna solo due punti poiché è caduto a due giri dalla conclusione, regalando così il podio al catalano ed evitando la doppietta del trio tricolore, come domenica scorsa al Mugello.
L’aria di casa ha poi risvegliato Carlos Checa, lo spagnolo della Yamaha, che sembrava già bollito e che invece ha condotto la prima M1 al quarto posto, davanti ad un’altra moto di Iwata, quella versione 2002, del giapponese Nakano che ha preceduto due connazionali, Ukawa e Tamada, due piloti Honda con quest’ultimo gommato Bridgestone. Purtroppo altra gara no per Marco Melandri, che ha concluso in tredicesima posizione, afflitto da problemi di ciclistica ai quali non riesce a trovare una soluzione. Peggio è andata per l’Aprilia di Edwards, costretto al ritiro per problemi elettrici sulla sua RSCube.
Una gara incredibile quindi, un vero festival di traversi e derapate controllate, che ha regalato grandi emozioni. Capirossi ha tutto il merito di aver portato la Ducati alla prima vittoria nel motomondiale. Un risultato atteso ed annunciato (da molti anche quasi scontato) considerando che a Le Mans è arrivato terzo, al Mugello secondo e mancava solo la vittoria per suggellare questo progetto totalmente italiano, sviluppato e realizzato da una delle più ammirate fabbriche che costruiscono motociclette. L’imolese, visibilmente emozionato all’arrivo e addirittura in ginocchio sul podio durante l’inno nazionale, ha permesso e concretizzato questo sogno, nel quale tutti gli italiani (e non solo) speravano.
Un trionfo ottenuto davanti ad uno strepitoso Valentino Rossi, unico vero antagonista di Capirex e pur sempre il vero mattatore di questa motoGP e della Honda. Quando il dottore sbaglia per gli altri si aprono le chance per risultati eclatanti, ma bisogna essere lesti ad approfittarne, poiché in pochissimo tempo (qui otto giri) tutto può tornare come prima se il pesarese riesce a stare in sella. Quando Valentino guida a gomme finite o con qualche motivazione, la rotazione del suo polso destro è massima, così come il controllo della sua moto e nessuno è in grado di resistergli. Devono averlo capito anche alla Honda, ora che stanno trattando il rinnovo del contratto con l’ex folletto. Questo ragazzo dall’elevato potere multimediatico, vero protagonista sia in pista sia nella loro comunicazione aziendale è uno da non perdere, nonostante culli da sempre un sogno: tornare a guidare un’Aprilia competitiva e vincere con la moto veneta come ha già fatto nelle classi minori. Ecco perché Valentino vuole rinnovare con opzioni annuali, mentre dal Giappone premono per unioni biennali. Entro fine mese, oltre ad un congruo adeguamento della cifra, rispetto all’ultimo rapporto siglato, le parti addiverranno ad una nuova unione. E’ giusto per tutti, affinché lo spettacolo della MotoGP, tutto italiano come componente umana e con tecnica prevalentemente giapponese, possa ripetersi “ad libitum”.
250: Finalmente De Puniet - Dopo quattro pole stagionali è arrivato il successo per Randy De Puniet ed il francese ha regalato gioia e felicità al team Safilo, in una domenica fino a quel momento triste per il doppio abbandono nella gara delle 125 di Cecchinello e Stoner. Davvero bella la corsa del transalpino, che ha vinto lottando contro gomme ormai finite, soffrendo e riuscendo ad ottenere finalmente un successo meritato, che corona il suo ottimo inizio di stagione. Ha battuto un redivivo, lo spagnolo Fonsi Nieto, che in prova aveva fatto un tempo mediocre, mentre in gara si è scatenato facendo cose grandiose, aiutato da uno splendido motore. Forse avrebbe vinto l’iberico ma sulla sua strada ha trovato un De Puniet motivatissimo, pronto a fare in corsa le belle cose che gli riuscivano (fino ad oggi) solo in prova. Nonostante il secondo posto, Nieto però è deluso ed ha accusato i suoi tecnici, rei di avergli segnalato un giro di più e quindi di aver atteso per prendere il comando. Sempre polemico lo spagnolo, l’anno scorso con Aprilia e Melandri, quest’anno con tutti: dovrebbe imparare prima a fare e poi a parlare.
La battaglia per la vittoria è stata il succo di questa 250, che ha purtroppo visto l’abbandono di Manuel Poggiali, tradito dal motore della sua Aprilia ufficiale, quando era al comando. Terzo alla fine un australiano, Anthony West, che con una moto kit è riuscito a battere l’altro spagnolo delle quarto di litro, Toni Elias. Gara da dimenticare invece per Rolfo, partito malissimo e costretto a rimontare sperando di segnare più punti possibili in attesa dei nuovi pezzi Honda che arriveranno (forse) in Olanda. Opaco invece il bresciano Battaini, forse troppo affaticato dal caldo notevole del Montmelò. Col ritiro di Poggiali, che resta però leader della classifica iridata, la lotta per il titolo è apertissima, ma riservata a chi guida Aprilia, considerando che le moto di Noale occupano le prime quattro posizioni. Un terzetto formato da De Puniet, Elias e Nieto è a sette punti dal sammarinese, Rolfo è a ulteriori cinque lunghezze mentre Battaini, quarto è già attardato, a trenta da Poggiali.
125: Pedrosa vince ed allunga - E’ stato l'eroe locale, Daniel Pedrosa, a tagliare per primo il traguardo delle 125, pur partendo dal sesto tempo e dalla seconda fila. Un successo perentorio quello dello spagnolo, dopo una gara furba, risparmiando la moto per due terzi di gara e poi esplodere nel finale con classe e forza. Primo appuntamento del programma del GP di Catalunya, quella delle 125 è stata una corsa ad eliminazione e la più importante ha riguardato Lucio Cecchinello, costretto al ritiro a metà gara per problemi tecnici all’avantreno della sua Aprilia. Oltre al veneziano fuori anche Andrea Dovizioso, buttato giù dal giovane Barbera, il giapponese Ui e l’australiano Stoner, tutti sicuri protagonisti.
Al secondo posto invece si è classificato il sorprendente svizzero Thomas Luthi, autore di un’eccellente gara, tutta all’attacco e senza timori reverenziali. Giovanissimo, sedici anni e con la faccia simile a quella di Schumacher, Luthi che parla solo tedesco, è la speranza del mondo a due ruote elvetico ed ha riportato la bandiera rosso crociata sul podio dopo un’ assenza di circa vent’anni. Alex De Angelis, ha completato il podio, accontentandosi di una posizione di rincalzo, dopo l’abbandono dei diretti avversari nella classifica mondiale. “I punti in campionato sono importanti – ha detto l’astuto sammarinese – ed ho preferito stare calmo, ma all’arrivo”. Nell’ottica mondiale buono il quarto posto del tedesco Jenkner, ma anche il quinto di Stefano Perugini, quinto sia all’arrivo sia nella lista iridata. Gino Borsoi ha chiuso ottavo, mentre Roberto Locatelli si è riaffacciato fra i top 10 ed ha conquistato una buonissima decima posizione con la sua Ktm, davanti al compagno di squadra Arnaud Vincent, campione mondiale in carica, giunto solo quattordicesimo. Prima del francese altri due italiani, Gioele Pellino, autore di una splendida gara, dodicesimo, davanti a Mirko Giansanti.
Fonte: Il nuovo