sport - Juve Campione d'Italia
la Juve è campione d'Italia I bianconeri vincono 2-0 a Udine e superano l'Inter. E' lo scudetto numero 26 della loro storia. La Roma vince a Torino (1-0) ed è seconda
La Juventus è campione d'Italia, scudetto numero 26 della sua storia. Arrivato alla fine di una rincorsa in cui gli uomini di Lippi non hanno mai smesso di credere. Anche oggi i bianconeri sono scesi in campo a Udine a testa bassa. Dopo due minuti hanno fatto il primo gol, dopo 11 il secondo. Tutto qui. Partita secca, Trezeguet e Del Piero. Tutto il resto è successo a Roma dove l'Inter non è riuscita a mantenere il punto di vantaggio che aveva fino a quest'ultima giornata. I bianconeri sono riusciti a mantenere la lucidità di chi ha un solo compito da portare alla fine: vincere una partita, l'ultima, la più importante. Sono riusciti a resistere sia alla delusione di quando l'Inter era in vantaggio sia alla gioia di quando la situazione si è rovesciata. Che è un po' l'atteggiamento mentale che la Juve è riuscita a mantenere in tutta la sua lunga rincorsa all'Inter. Uno stoicismo andato di pari passo con una forma fisica che ha tenuto fino alla fine a ritmi incredibili. E' finito così il finale di campionato più bello degli ultimi trent'anni. E, a Torino, la Roma vince 1-0 con un gol di Cassano a metà ripresa. I giallorossi coronano il loro campionato con il secondo posto.Bastano due minuti alla Juve per gelare in un colpo il Friuli e l'Olimpico. Conte scende sulla destra, crossa in area, testa di Trezeguet lasciato solo: 1-0. Lippi esplode in un urlo di gioia. Ma la Juve non si ferma, i primi cinque minuti viaggiano a un ritmo tremendo che l'Udinese subisce. Poi, di colpo, un brivido: Di Michele fa tutto da solo, arriva al limite e batte, Buffon sembra fuori causa, ma la palla finisce fuori. All'11', la Juve raddoppia in contropiede. La palla esce dall'area juventina, Trezeguet lancia da metà campo e trova Del Piero che mette giù, entra in area sulla destra e tira all'angolo sinistro. Ma quasi in contemporanea a Roma va in gol Vieri. La Juve è rimasta campione d'Italia per 12 minuti. Sarà un pomeriggio lungo. Il gol di Vieri non spegne però il ritmo. I bianconeri continuano ad attaccare e l'Udinese non rimane a guardare. Al 14' mischia in area juventina, Muzzi non ne aprofitta. Cinque minuti dopo quello che non succede a Udine, succede all'Olimpico: la Lazio pareggia, i tifosi juventini fanno tremare lo stadio, Lippi sbuffa via la tensione, lo scudetto è di nuovo suo. Ma è inutile illudersi, è ancora troppo lunga. Infatti al 23' l'Inter torna in vantaggio con Di Biagio, lo scudetto virtuale ripassa di maglia. Lippi, impassibile, guarda in campo. La Juve continua a fare la partita. L'unico rischo che corre Buffon arriva al 35' da Montero che con un retropassaggio di testa, costringe il portiere a un intervento difficile in angolo. Al 45' esatto cambia di nuovo il risultato all'Olimpico, 2-2. La Juve entra negli spogliatoi campione d'Italia. Mancano 45 minuti al verdetto finale. Si riparte. Al 6' una combinazione Thuram-Conte-Del Piero viene annullata da Zamboni. La Juve non diminuisce il ritmo quasi come se volesse scacciare pensieri troppo grandi. I bianconeri giocano e basta. E al 10' succede: la Lazio va in vantaggio. La gioia è così grande che in pochi si accorgono che l'Udinese ha segnato in fuorigioco (Di MIchele). A poco più di mezz'ora dalla fine del campionato, gli uomini di Lippi sono ancora più vicini al traguardo. Minuto 29, occhio all'Olimpico: la Lazio segna il quarto gol. Quello che manca al fischio finale è solo un limbo tra una rincorsa impossibile da credere e il finale di campionato più bello degli ultimi trent'anni. Dramma Inter: Addio allo scudetto
All'Olimpico l'unico a festeggiare è il calcio. Gli altri sono tutti tristi. Disperati gli interisti, solo dispiaciuti i laziali. Dopo due anni di festeggiamenti, lo stadio romano conosce l'atmosfera pesante, plumbea della sconfitta. La sconfitta storica dell'Inter che distrugge con una prestazione sconcertante una stagione quasi perfetta. Novanta minuti da incubo che fanno scivolare i nerazzurri dal possibile scudetto al terzo posto, scavalcati anche dalla Roma vincente a Torino. Novanta minuti vissuti sulle montagne russe dell'emozione. Prima sembrava tutto difficile, poi tutto facile, poi ancora difficile. Infine quasi impossibile. Poi impossibile del tutto. Il primo tempo dell'Inter è una corsa senza fiato, con i polmoni chiusi, bloccati da un masso. Lo stomaco sottosopra e la gola secca da morire. La partita più strana del mondo si gioca su due campi: a Udine a e Roma, con i tifosi dell'Olimpico uniti in un incredibile gemellaggio. Tutti a tifare Inter. Ad ascoltare urla e slogan si capisce dove sta andando la domenica. Il primo mormorio arriva dall'altro campo, quello in Friuli. Dopo due minuti segna Trezeguet e i bianconeri sono virtualmente campioni d'Italia. Il mormorio diventa urlo di gioia al 12' quando Vieri approfitta di un errore di Peruzzi e butta dentro l'1 a 0. E' a questo punto che sembra tutto facile. Via le biro, chiusi i taccuini non è più tempo di cronaca della partita: come quasi sempre in passato (l'anno scorso andò così Roma-Parma) il conteggio delle azioni non ha più senso. Conta solo far girare la palla e le lancette del cronometro. Ma questa non è una partita normale, questa è la partita più strana del mondo: cose da Osvaldo Soriano. E infatti le biro serviranno ancora. E così al 19' Poborsky sfida i suoi tifosi andando a segnare l'1 a 1. La Juve è tranquilla sul 2 a 0 (il secondo è di Del Piero) e per l'Inter diventa di nuovo tutto difficile. Scudetto in altalena, si dice. Scudetto per gente dai nervi saldi, per gente alla Di Biagio che una manciata di minuti dopo ci mette la testa: è il 23' e l'Inter è di nuovo in vantaggio e campione d'Italia. Adesso solo una squadra di masochisti potrebbe divertirsi a rovinarsi la domenica. E il gruppo Cuper non sembra avere questa predisposizione: la palla corre con sufficiente lucidità, le gambe rispondono. Prima Ronaldo, poi Recoba hanno qualche possibilità di segnare il gol sicurezza: occasioni non eccezionali, sufficienti per rammaricarsi. Più che sufficienti per disperarsi quando al 45' Gresko regala un pallone d'oro a Poborsky che non si fa pregare per battere Toldo. E' il 2 a 2, è di nuovo tutto difficile per l'Inter, quasi impossibile. E' la Juve sul trono d'Italia. Favorita al primo minuto, l'Inter inizia la ripresa in rincorsa: le gambe già di legno, diventano di marmo e il pallone è una bomba che fa paura solo a sfiorarlo. La tattica non conta più, la confusione e la rabbia sono le uniche cose che ancora hanno un senso. Illogico ovviamente. Il cronometro gira. Cuper fuma la decima sigaretta, Massimo Moratti è di pietra in tribuna. Al suo fianco Tronchetti Provera ha perso la proverbiale abbronzatura. Il trionfo annunciato inizia a trasformarsi sempre di più in una sconfitta storica. Al decimo la tragedia nerazzurra ha la faccia impassibile di Simeone, l'ex interista che di testa batte Toldo e non esulta. Adesso tutto diventa impossibile, assurdamente impossibile. Tra la squadra di Cuper e lo scudetto adesso ci sono due gol da realizzare in poco più di mezz'ora. Una corsa contro il tempo da compiere con la zavorra del rimpianto sulle spalle. Il tecnico butta dentro Dalmat al posto di Conceicao, l'Inter si ritrova, ma è ormai è tardi. Troppo tardi. A Torino segna la Roma e l'Inter scivola al terzo posto. La lotta disperata di Vieri, i lampi di classe impotente di Ronaldo e le corse di Dalmat non riescono a spostare il risultato. Il cronometro che prima sembrava bloccato ora nella testa degli interisti corre veloce come mai nella loro vita. L'ultima spallata la dà Simone Inzaghi: cross da sinistra e gol di testa per il 4 a 2 che regala lo scudetto alla Juventus e gela l'Olimpico. La partita più strana del mondo è finita: piangono i tifosi di tutte e due le squadre, festeggiano solo sull'altro campo, quello di Udine. Il campionato è finito. Vieri è immobile, Ronaldo al suo fianco si copre la faccia con le mani e piange disperato. Gresko singhiozza. Moratti non c'è più. Hector Cuper fuma da solo la millesima sigaretta. Il sogno di quest'argentino triste e testardo finisce con il campionato. Arrivederci al prossimo anno. Fonte: La repubblica
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